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domenica 6 novembre 2011

Un momento tanto atteso arriva sempre

Ormai sono passati vari mesi dal mio ultimo post e varie mie lettrici mi hanno chiesto più volte di continuare a raccontare la mia storia... Purtroppo sono stata molto impegnata, ho studiato davvero tanto e sono fiera di dire che posso dire addio alla scuola, non ci rimetterò più piede, se non per accompagnare la mia Giulia! Finalmente sono maturata e sono riuscita a portare a termine degnamente un grande impegno pieno di sacrifici. Sono riuscita a diplomarmi con il punteggio di 78/100; direi non male per una mamma che, oltre che studiare, ha ben altri doveri! Non avete idea della liberazione! Sono molto soddisfatta, anche perchè in tutto questo Giulia è stata la mia fonte di ispirazione! Si, lei ha ispirato l'argomento della mia tesina: L'attaccamento del bambino alla madre.
Ma ora torniamo un attimo indietro nel tempo, torniamo a dove avevo lasciato il mio racconto...

Ho passato tutta la notte del 28 gennaio sveglia, ero molto ansiosa, non sapevo cosa fare, non capivo se quelle che sentivo erano davvero delle contrazioni. Allora l'unica cosa che mi era venuta in mente era di segnare su un foglio l'ora in cui mi venivono...non vi dico, un foglio pieno di numeri! Le contrazioni non erano regolari, ma facevano la loro comparsa a meno di 10 minuti di distanza. Sinceramente non erano dolorose, erano piuttosto fastidiose ma non mi facevano male.. Sentivo piuttosto in subbuglio l'intestino. Non ho avvertito nessuno, mi dispiaceva svegliare i miei genitori. Quando mio papà alle 6.00 di mattina del 29 gennaio si è svegliato per andare a lavoro vedendomi in piedi mi ha chiesto cosa avessi; io gli avevo detto che pensavo di avere le contrazioni, ma lui non gli ha dato molto peso e se nè andato a lavoro e io, molto intelligentemente, non l'ho fermato.. poco dopo mi sono convita che forse quelle erano le contrazioni da parto, dato che venivano ogni 5 minuti, così mia mamma ha avvertito mio papà che è ritornato a casa. Io nel frattempo ho voluto fare colazione, solo che l'agitazione mi rendeva faticoso e molto lento deglutire il cibo, così siamo partiti alle 8.00 circa da casa. Dopo mezzora sono arrivata in ospedale e sono entrata nel pronto soccorso delle gestanti. Era totalmente vuoto, così mi ero seduta aspettando, ma non arrivava nessuno. Dopo circa un ora che aspettavo, sempre con le mie contrazioni che nel frattempo si facevano piu intense, iniziavano a passare delle infermiere, ma nessuno mi domandò niente. Così stanca di aspettare ho fermato un infermiera che mi ha accompagnato in una stanza dove mi ha fatto il monitoraggio delle contrazioni. Essendosi resa conto che erano intense circa alle 11.00 mi ha accompagnato dalla ginecologa, la quale mi ha visitato. Lei mi ha dato la notizia che ero a metà travaglio e che ero dilatata di 4 cm. Chi l'avrebbe mai detto! Non me lo aspettavo proprio! Era l'ultimo pensiero!
A questo punto avevo avvertito Matteo di non andare a scuola, ma di venire da me; lui era quasi più spaventato di me. Io nel frattempo mi ero cambiata e avevo avvisato la mia ostetrica di venire da me in ospedale. Mi è stato chiesto se volessi fare l'epidurale, ma mi sono rifiutata perché il dolore era più che sopportabile. Ancora non capisco perché, ma moltissime ostetriche mi facevano i complimenti per la mia sopportazione del dolore, dicendomi che c'erano donne molto più "mature" di me che in questi casi si comportavano da bambine piagnucolose. Ricordo di essermi sentita molto soddisfatta; io non mi sono mai lamentata troppo per il dolore, anche se ciò non significa che non lo provassi, anzi. Penso che lamentarsi non serva a niente, se non a far star peggio te e chi ti sta intorno. Il mio ragazzo arriva in ospedale alle 13.00, pensavo che la bambina nascesse di lì a poco, invece le mie contrazioni si facevano sempre più deboli e meno intense, io quasi non le sentivo! In compenso mi faceva molto male un osso del bacino e l'inizio della coscia sinistra, quello era il dolore più intenso! Però per far ossigenare bene la bambina dovevo starci appoggiata sopra e il dolore peggiorava. E' strano ma pensavo a tutto fuorché la mia bimba, cercavo di rimanere concentrata sul presente, come se il futuro non esisteva, ancora oggi non so spiegarmi il motivo. Infatti verso le 16.00 mi sono sorpresa a vedere due ostetriche preparare i vestiti della bambina e tutto l'occorrente per lei, come se solo in quel momento mi rendessi conto che ero lì a far nascere la mia bimba. Avevo portato del cioccolato per darmi un po' di energia, ma non riuscii a mangiarlo perché il solo odore mi faceva venire la nausea.
Matteo rimase sempre al mio fianco, mi teneva la mano e mi rassicurava. Io non lo volevo perché non mi piace avere gente attorno a me quando non sto bene, mi mette in imbarazzo, però non mi sentivo di togliere al mio ragazzo la possibilità di poter assistere alla nascita di sua figlia. Circa alle 16.20 mi è stato detto che potevo spingere quando sentivo una contrazione, il problema è che non le sentivo più, sentivo la testa della mia bimba contro le ossa e basta. Così ho iniziato a spingere a caso; fu il momento più difficile, ero stanca, esausta e affamata. Volevo che finisse, ecco cosa continuavo a pensare, basta, sono esausta! Ricordo che dopo due spinte mi sembrava di aver già fuori la testa, invece si vedevano appena i capelli; quella fu una grande delusione; io continuavo a riflettere, pensando:
"Se con tutta questa fatica la testa non si è quasi mossa, quanta fatica devo sopportare per farla uscire? E una volta uscita come farò ad aver la forza di far uscire pure il corpo?"
Ricordo che quando iniziavo a spingere non riuscivo più a fermarmi, solo che mentre si spinge non si riesce a respirare, e io avevo bisogno di respirare sia per me che per la bambina, così tutti cercavano di fermarmi. Dopo una decina di spinte lunghissime ricordo che mi dicevano che c'ero quasi, così una spinta l'ho trascinata per molto... e tutto quello che sentivo era il fuoco, andavo a fuoco, mi sentivo bruciare, ho chiesto pure di fare aria.. nemmeno il fuoco scotta così tanto! La testa era a metà.. così ho chiuso gli occhi e mi sono sforzata a spingere più velocemente e più forte perché il fuoco che sentivo scottava troppo.. E ad un certo punto, dopo una spinta molto lunga ecco, mi sono sentita svuotata, non gradualmente ma di colpo il dolore era cessato; avevo ancora gli occhi chiusi e senza lasciarmi il tempo di realizzare e di capire tutti i ginecologi e le ostetriche si complimentavano, ma io non sentivo le loro voci, c'erano ma era come se fossero in lontananza, l'unica cosa che aveva catturato la mia attenzione era il suo piccolo pianto, il pianto della mia Giulia. I miei occhi si erano aperti di colpo e increduli si trovano davanti la creatura più piccola che avessi mai visto. Non avrei mai immaginato che i bambini appena nati potessero essere tanto piccoli. Lei, come me aveva gli occhi chiusi ed era tremante. Non avevo voce, c'era solo il mio sorriso a testimoniare i fuochi d'artificio di felicità che mi esplodevano nel cuore. E' stato chiesto al mio ragazzo di tagliare il cordone ombelicale, ma si è rifiutato; allora l'hanno chiesto a me, ma ero senza forze. Qualche istante dopo mi hanno dato in braccio la mia bambina avvolta in un asciugamano blu, la sua voce ha smesso di emettere suoni e i suoi occhi si sono aperti per la prima volta, posandosi sui miei. Il suo sguardo attento mi osservava e a me sembrava che il tempo si fosse fermato e che il resto del mondo fosse sparito. L'amore spontaneo e naturale verso la creaturina che tenevo tra le braccia mi ha sorpreso e travolto nella sua grande verità. Ed ecco che in quel momento è nato anche il grande sentimento che può essere riassunto con questa frase, che è poi diventata il titolo della mia tesina per il mio esame di maturità:
..E ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito della madre nel suo piccolo pugno, l'ha catturata per sempre.