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giovedì 28 marzo 2013

Una mamma a scuola, ma non come insegnante

Rieccomi con la mia storia, dove l'avevo lasciata.

Avevo da poco scoperto di avere i calcoli dopo 15 giorni dalla nascita della mia Giulia..
Stavo iniziando a godere del fatto di essere mamma, del profumo unico che solo i bambini emanano dalla loro morbida pelle vellutata.
Pensavo che come la maggior parte dei bambini anche Giulia piangesse in continuazione di notte, invece ero veramente felice nell'accorgermi che dormiva sempre beatamente, anzi, dovevo essere io a svegliarla per la poppata notturna! Al contrario, a volte ero io che non riuscivo a dormire durante la notte, a causa dei dolori provocati dalle coliche. Però riuscivo a recuperare il sonno perduto durante il giorno, dato che Giulia dormiva parecchio. Si, a volte le venivano le classiche coliche delle prime settimane, ma fortunatamente non duravano molto.
Durante il primo mese avevo ricevuto numerose visite di parenti, amici e conoscenti e per me era molto emozionante far conoscere il mio piccolo grande amore. In quelle occasioni avevo ricevuto moltissimi pensieri e regalini per la nascita della mia Giulia: dai più utili, come i pannolini, tutto l'occorrente per il bagnetto e l'aerosol; ai più particolari, come la palestrina, i sonaglini, il box; non sono mancati i vestitini, tutine con le più svariate stampe infantili, vestine, completini eleganti, jeans. Giulia ha ricevuto così tanti vestitini che fino ai nove mesi e anche oltre non ho praticamente acquistato nulla!
Era tutto bellissimo.. Stare sempre con la mia piccola, coccolarla, guardarla mentre dormiva, darle il biberon col latte e senza che lo finisse, rieccola ad addormentarsi tra le mie braccia. Mi sentivo circondata da una magica felicità che proveniva proprio da quella piccola bambina sconosciuta fino a qualche settimana prima, ma che più la guardavo e più mi sembrava di averla sempre avuta con me, quella piccola bambina sconosciuta che era diventata la mia ragione di vita, quella piccola bambina che ormai era il mio tutto e che lo sarebbe stato per sempre.
Questa fantastica magia di solito si ha la possibilità di godersela a pieno almeno per dei mesi, in base al lavoro che si fa. A volte i bambini hanno anche sei mesi, quando la madre esce dal permesso di maternità e ricomincia con il lavoro.
A volte. Per me invece era tutto diverso.
Dovevo ritagliare dei momenti, mentre Giulia dormiva, per recuperare le lezioni scolastiche che avevo perso nel mese di gennaio, prima che la bimba nascesse, e nel mese di febbraio. Una mia cara amica gentilmente mi inviava via e-mail le fotocopie di tutti gli appunti che aveva preso durante le lezioni, così io ricopiavo gli appunti e leggevo le pagine dei libri che erano oggetto delle varie lezioni, cercavo più che potevo di mettermi allo stesso passo di tutti i miei compagni. In fin dei conti mi divertivo, mi sembrava quasi di essere indipendente, di studiare a casa come a volte si vedeva fare  in certi film!
Però un mese passa in fretta e io ho potuto fare soltanto un mese di maternità perché già ero rimasta a casa da scuola un mese prima della nascita della mia piccola Giulia; potendo fare al massimo due mesi all'anno di assenze per poter essere promossi, a marzo avevo dovuto ritornare a scuola.
E' stato triste doversi già staccare dalla mia piccola bimba che era appena entrata nella mia vita. Volevo stare sempre con lei, volevo coccolarla e tenerla tra le braccia, accarezzarla mentre dormiva, essere presente ogni volta che apriva gli occhi per esplorare il mondo, tutto nuovo per lei.
Ecco tutto questo mi è davvero mancato, e mi manca ancora oggi; se mi capita di guardare un bimbo nato da poco ripenso alla mia piccola che non ho potuto godere a pieno e un po' mi rattristo.
Quando sono ritornata a scuola, alla mia "vecchia" vita, alla vita da studentessa che ho sempre condotto negli ultimi anni, mi ero resa conto di quanto tutto fosse diverso, di quanto io fossi diversa dagli altri e di quanto distacco c'era tra me e tutti quelli che mi circondavano a scuola. Strano, in fin dei conti la vita scolastica era sempre la stessa che avevo condotto prima che restassi incinta. Le mie compagne erano carinissime, mi domandavano spesso della mia bimba e per la sua nascita tutte insieme mi avevano regalato il box; anche gli insegnati erano tutti gentili e mi avevano dato del tempo per recuperare i mesi persi. Però il mio rapporto con gli altri era proprio cambiato e non riuscivo più a relazionarmi come prima. Le mie compagne avevano continuato la loro vita da adolescenti e i loro discorsi, i loro pensieri e le loro preoccupazioni ruotavano attorno alle classiche tematiche adolescenziale: sui ragazzi, sulle serate in discoteca, sullo shopping, sulla moda, sui nuovi locali.. Era un mondo che fino a pochi mesi prima sentivo mio, ma mai come allora mi sentivo così distante da tutto quello! Quei discorsi, quei progetti mi sembravano così banali, così poco importanti, così lontani, quasi come se li avessi vissuti in un'altra vita e di loro conservassi solo un flebile ricordo.
In quel momento tutta la mia vita si poteva riassumere in una sola parola: Giulia. 
Al contrario mi sentivo quasi più vicina al mondo degli insegnati! Avevo due insegnanti che erano rimaste a casa l'anno prima per la maternità e quell'anno erano tornate in servizio. I loro figli erano poco più grandi di Giulia così a volte mi ritrovavo a passare l'intervallo chiacchierando con loro dei bambini, delle loro esperienze, della loro crescita, del loro appetito; non mi sembrava di parlare con un'insegnate, ma di fare due chiacchiere tra mamme, ed in effetti era proprio così.
Però più che passava il tempo più mi accorgevo che anche con quel mondo, con il mondo degli adulti, c'era un'enorme distanza. Le mie professoresse, dopo aver goduto a pieno della maternità e aver vissuto completamente i primi mesi di vita del proprio figlio, erano tornate al loro lavoro, lasciando a casa i propri figli, erano tornate alla loro occupazione che comunque gli permetteva di provvedere alla propria famiglia.
Io, invece, avevo lasciato la mia bambina a casa, perché dovevo tornare a scuola; ero una mamma che tornava a scuola, ma non come insegnante, ma come studente! Lasciavo la mia bimba a casa senza la sua mamma perché dovevo stare a scuola per me, per il mio futuro, per diplomarmi e non per provvedere a lei. Mi sentivo un po' egoista, anche se ero consapevole che l'avere un diploma era praticamente essenziale per poter poi cercare un'occupazione che mi permettesse di provvedere alla mia Giulia. Inoltre volevo rendere felici i miei genitori, i quali tenevano molto al fatto che io mi diplomassi.
Sentivo questa distanza anche con altre donne del paese che avevano avuto figli in un'età più adulta della mia; loro avevano un'indipendenza che a me mancava, avevano la loro famiglia, composta dal marito e dal figlio, avevano la loro casa, la loro organizzazione; io invece avevo un compagno che viveva a Milano (anche Matteo doveva ancora diplomarsi, lui frequentava la quinta superiore) e che veniva a trovarci nei weekend e durante le festività, io e mia figlia eravamo completamente mantenute dai miei genitori, vivevamo a quella che ho sempre considerato casa mia, ma che in realtà sarebbe stata la casa dei miei genitori; insomma io e loro eravamo come il bianco e nero, il sole e la luna, il mare e la montagna, due opposti.
Non mi sentivo più parte del mondo degli adolescenti, ma nemmeno di quello degli adulti, le mie emozioni erano in conflitto perché non riuscivo più ad immedesimarmi in nessuna delle due categorie, mi sentivo diversa da tutti e desideravo tanto possedere la normalità che intravedevo nella vita degli altri..
Dopo aver riflettuto parecchio sulle distanze, sulle differenze e sugli opposti del mondo dei giovani e di quello degli adulti, e, infine, del mio mondo, finalmente ero riuscita a giungere alla conclusione che sicuramente era vero che non appartenevo più al mondo degli adolescenti e nemmeno a quello degli adulti, ma, forse, appartenevo ad un altro mondo che lì comprendeva entrambi, al mondo delle mamme teenager, le uniche che vivono due fasi distinte della propria vita in un unico momento.
La mia vita era caratterizzata in parte dalle esperienze scolastiche e dai rapporti attorno ad esse, ma in parte anche dalle esperienze adulte che sono diventate parte del mio quotidiano con l'arrivo di mia figlia.
I rapporti con le mie compagne e con le mie amicizie intrattenuti durante la mia vita da adolescente si sono sfumati e sono diventati ricordi, i quali, a volte mi fanno sorridere perché sono dei bei ricordi, ma a volte mi rattristano perché sono soltanto dei ricordi che si sono fermati nel passato e che non vedranno mai il futuro.
Sono comunque stata fortunata perché si sono rafforzati i rapporti con due mie care amiche e compagne di classe, con le quali sono riuscita a superare le barriere dei due mondi e delle esperienze di vita che viviamo; le uniche due amiche vere che mi sono rimaste vicine, le uniche su cui si può sempre contare, anche se non riusciamo a vederci quanto vorremmo, le uniche che, anche se la mia vita è cambiata, non hanno mai smesso di essermi amiche (grazie L. e A ).
Dopo tutto la mia vita ha subìto un cambiamento inaspettato: ero ai primi scalini della scala delle esperienze della vita e già mi trovavo a metà, mi trovavo a vivere il gradino più importante e più significante delle scala della vita, il gradino della vita stessa, della vita della mia Giulia che entrava nella mia esistenza, determinandola per sempre.
Tutto ciò a modificato ogni singola cosa che era caratteristica della mia vita, ho perso dei rapporti, ma ne ho guadagnati altri.
E infondo potrei perdere tutto, ma grazie a mia figlia potrei continuare a vivere la mia vita con un'immensa felicità e gioia nel cuore sufficienti per tutta la mia esistenza. 
E infondo vivo ogni giorno con la consapevolezza che continuerò la scala della mia vita mano nella mano alla mia piccola Giulia.









4 commenti:

Unknown ha detto...

siete dolcissime :) brava

GiuliaDavideMyHappiness❤ ha detto...

Grazie mille :)

Noemi B ha detto...

non ti vedo più, scommetto che hai divorziato

GiuliaDavideMyHappiness❤ ha detto...

Cara noemi b. Perche sei cosi interessata alla mia vita? Non scrivo un post da parecchio per via del poco tempo libero! Sappi che io non sono sposata. A tuo avviso è possibile divorziare senza essere sposati? Puoi informarti? Vivo nella felicità dell'essere mamma e convivo felicemente con il padre di mia figlia, il nistro proggetto è sposarci e stiamo risparmiando per farlo al piu presto. Non giudicare senon clapisci l'amore che descrivo nel mio blog.